Intern in the US

Wednesday, March 30, 2005

Ho imparato...

Sono passate due settimane. Ancora non mi sento per niente immerso nella societa' americana, ma gia' sento di aver perso l'effetto sedativo della novita', che almeno per i primi due giorni mi ha permesso di continuare a campare senza farmi troppe domande.
Il fatto e' che tempo per pensare ce n'ho fin troppo e nonostante cerchi di riempirlo con questo blog e la tv per evitare la malsana abitudine (di pensare ovviamente), spesso mi ritrovo a meditare, quando mi va bene, sui massimi sistemi e molto piu' comunemente alla mia condizione.

I momenti di sconforto non sono mancati, momenti in cui non puoi che porti la fatidica domanda: "Ma chi me l'ha fatto fare?". Alla fine sono giunto alla conclusione che questi giorni, per quanto tristi, non sono stati inutili.

I giorni passano invano quando ti addormenti nello stesso modo in cui ti sei svegliato, quando averli vissuti non ti ha fatto fare un passo avanti ne' uno indietro...Beh questi trascorsi non sono certamente tra quelli.

...Ho imparato...

Ho imparato a sorridere.
Ho camminato per ore rigurgitando la mia solitudine e ho trovato sollievo quando qualcuno mi ha sorriso. Non importa chi o perche'. La signora alla quale ho pestato il piede o il tizio a cui ho dato un dollaro. Un gesto piccolo piccolo ma tanto potente del quale da oggi non saro' piu' avaro.

Ho imparato ad osservare.
Ho sempre concesso alle persone incontrate per caso un solo sguardo. Una rapida passata da capo a piedi per poi catalogarle in uno degli schemi preconfezionati da sfigato a strappona (come qualcuno mi insegna).
Credo che in questi giorni tanti mi abbiano ricambiato il favore. E' una cosa insopportabile, "Ma chi diavolo sei...Se solo conoscessi un decimo di quello che ho dentro". Oggi sono uscito e ho osservato, non piu' "sguardato"...si scopre un universo.

Ho imparato quanto sia importante quello che ho lasciato oltreoceano.
Credo che se non fossi qui non saprei quanto mi sono lasciato alle spalle. Mi mancate tutti, specialmenUGUALE UGUALE (questa e' una battuta che puo' capire solo chi ha visto almeno 4 volte "non ci resta che piangere").

Oggi ho riletto il libro che mi ha regalato una mia cara amica. Chiudo citandolo:
Puo' forse una distanza materiale separarci davvero dagli amici?
Se desideri essere accanto a qualcuno che ami, non ci sei forse gia'?
Sto diventando schifosamente stucchevole. Forse sto impazzendo.
Comunque credo che questo sia tutto quello che c'e' da imparare in solitudine, non credo che altri 5 mesi mi possano fare imparare di piu'. Quindi MO' BASTA.

Alla prossima.

4 Comments:

  • La solitudine e' una cosa potente, non so dire se bella o brutta, ci ho pensato tanto tempo ma non lo ho mai capito. Penso sia comunque una cosa necessaria, necessaria a riflettere sulla propria vita, su quello che si ha, su quello che si vuole. Aiuta a crescere, e a capire molte cose, ma a volte e' anche insopportabile. Te lo dice uno che nella vita pero' la ha sempre cercata, come momento di pace con se stesso, e ha iniziato da poco a scoprire cosa vuol dire non sentirsi piu soli nel profondo del proprio animo.
    Ma non si e' mai soli quando non lo si vuole essere, perche' uno dei piu' grandi poteri che l'uomo ha e' quello di scegliere di portarsi dietro il proprio passato, le cose belle della propria vita, come un piccolo tesoro che ti porti sempre con te e ti aiuta a non essere MAI solo, una collezione di ricordi che ti spingera' in futuro a cercare di immagazzinare ancora di piu' nel tuo cuore i momenti belli della tua vita.
    Non bisogna vivere la solitudine come un momento triste, o opprimente. La solitudine e' solo una scelta, perche' se lo vogliamo non siamo mai soli, abbiamo sempre dentro di noi le persone che ci vogliono bene.

    PS: dato che considero questi pensieri una cosa estremamente sdolcinata e so che qualcuno avrebbe da ridire su cio', scelgo l'anonimato :)....

    By Anonymous Anonymous, at 5:39 AM  

  • E' un pò come quando passeggi in una università che non senti mai del tutto tua, quando a fianco hai qualcuno di grande e tu ti senti troppo piccolo...quando gli altri sanno tradurre ogni pensiero e tu non ci riesci e preferisci reputare sdolcinate persone che, invece, diversamente da te hanno molto coraggio.
    E' una solitudine, una distanza dagli altri molto più radicata di quella fisica...più cattiva, più mortale.
    Non ti permette di scrivere, parlare...ti lascia a guardare il soffitto per ore, poi ti accorgi che fuori è quasi l'alba e il nero diventa rosa...

    Che poi nascondere il tuo vuoto non è così difficile...sei forte, questo è quello che gli altri sanno di te.
    E lo preferisci...

    Ritrovi la tua parte nascosta in gente che ha finito di accettare i compromessi della società...quel "pazzo" sul treno sapri-roma, ieri, era i miei pensieri. Tutto qui.

    Ale, "essere dall'altra parte del mondo" non significa essere in california, in un posto non tuo, solo a scegliere ogni cosa...
    ma questo tu lo sai bene.
    Il rosa del soffitto lo conosciamo in pochi...pensatori.

    By Anonymous Anonymous, at 7:12 AM  

  • Bene bene, uno dei miei argomenti preferiti; credo si debba distinguere, fra i tanti tipi di solitudine. La prima, grande, distinzione, è fra la solitudine QUALITATIVA e quella QUANTITATIVA: in un caso mancano persone con cui parlare (e questo è il tuo caso, Ale), nell'altro mancano persone in grado di capire ciò che si dice. La seconda precisazione ha a che fare col tempo: esiste una solitudine passeggera, "istantanea", per divertirci un po' col gergo tecnico, che non è letale, che è costruttiva, che ti dispiace ma, in fondo, finirà, ed una stazionaria, implacabile, casalinga. Stando a queste premesse, in pratica, puoi vedere questo periodaccio come uno "sbattimento" del quale faresti e potrai fare volentieri a meno. Tutto scorre, insomma (povero Eraclito, finito anch'egli nel testa di un gruppo pop rock italiano... ma questa è un'altra storia).
    Quanto alle riflessioni ed alle etichette, credo sia lampante il fatto che stare da soli ci migliora, ci rende più umani; ma non sono d'accordo col tuo pietismo umanista. La maggior parte della gente mi fa schifo, e non a primo sguardo, ma a conoscenza inoltrata. Il punto è proprio che una frequentazione assidua dei nostri "simili" mi convince solo più fortemente del fatto che la vera chiave dell'evoluzione non sia la vita sociale, della quale tanto ci vantiamo, ma delle quale, allo stesso modo, sono dotate tutte le altre bestie, bensì la rinuncia volontaria ad essa, ben diversa dall'emarginazione. C'è qualcosa di divino nel prendere una scelta, ed in particolar modo quella.

    Con questo ti saluto, e ti invito a rispondere alle mail, con un insulto come ai vecchi tempi. Stronzo.


    Andrew
    "il tempo andato non ritornerà"

    By Blogger Andrew, at 11:05 AM  

  • Un'ultima precisazione: il post di prima potrebbe far credere che io sia una persona asociale ed estremamente fredda (ma quando mai...), e volevo pertanto aggiungere che vedo la solitudine come un'apnea; c'è chi è allenato e resiste molto bene, ma prima o poi, non c'è dubbio, si soffoca. Ecco la meravigliosa incoerenza della vita.

    Come si dice a roma "BELLA".

    Andrew

    By Blogger Andrew, at 12:40 AM  

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