Intern in the US

Saturday, May 14, 2005

L'assolutezza della relatività e il mito dei belli dentro

Oggi si parla di relatività, anzi no, di assolutismo. L'idea viene da una mail che un po' di tempo fa un mio amico mi ha mandato. Qui non si parla di Einstein o cose del genere, anche se potrebbero essere sensatamente tirate in ballo. Qui si parla di idee , giudizi, convenzioni e condizioni. Si parla di come le condizioni cambino i giudizi e come le convenzioni lo facciano con le idee.

Relatività rifugio delle debolezze. Relatività speranza degli infelici illusi. Un felice modo di immaginare il mondo capovolto, pilotato da variabili che governano al contrario, che metteranno sopra chi sta sotto, che mettranno il carro davanti ai buoi che mostreranno le cose da una lente diversa dove i sensi saranno ingannati secondo un'altra prospettiva.

Beh...l'unica cosa che mi sento di dire con ASSOLUTA certezza è: "Stronzate". Non dico che la relatività non esiste, credo nella sua esistenza più di ogni altra cosa, ma non credo affatto nei suoi effetti.
Ve lo dico io, che non conto niente, di esser certo di doverlo continuare a fare , che che ne dica la relatività. Piuttosto un'invenzione di chi sta in alto per continuarci a stare se le cose dovessero mettersi male. Un giochino matematico per cambiare le variabili in gioco, che danno l'illusione del cambiamento ma che sono molto attente a sommarsi sempre nello stesso risultato.

Tutto cambia affinche' nulla cambi.


Un tempo il mondo era molto diverso. La bellezza non contava. Ovvero contava quella interiore, quella che non si vede da lontano. Tutti si innamoravano dei buoni, dei giusti. Di chi sapeva essere dolce, di chi era intelligente. Nessuno si curava del viso, del corpo. L'aspetto era una piccola nota aggiuntiva che anche se tutti dicevano avesse la sua importanza, in sostanza nessuno considerava. Anzi in molti sostenevano che la bruttezza esteriore fosse una garanzia quanto a nobiltà d'animo.

I belli erano quasi gli emarginati della società. Certo erano di compagnia, faceva piacere avere una bella presenza a fianco, ma quanto di trattava di cose serie....Non c'era storia, ci voleva un bello dentro.

Un giorno Dio si accorse che tutto cio' non era giusto. O almeno così andava dicendo. I maliziosi sostenevano che in fondo era stata sua volontà creare un mondo così e facevano notare come lui stesso si fosse ben guardato dal crearsi bello fuori. Certo una strana coincidenza che il più bello dentro tra i belli dentro fosse proprio lui.

Dio era molto dispiaciuto da queste voci e un giorno decise di dare a tutti prova della sua immensa bontà:
"E' ora di capovolgere le cose, è ora di riequilibrare il creato" tuonava dall'alto del cielo "Da oggi in poi, i belli dentro saranno belli fuori, e i belli fuori saranno belli dentro e vi dirò di più, oggi ho creato la relatività in virtù della quale tutto puo' capovolgersi e tanto per cominciare, in questo mondo nessuno sarà considerato migliore dei belli fuori...E' tempo che i belli dentro si facciano da parte!!"

I nuovi belli dentro tornarono confusi ma felici a casa, non ci misero tanto ad accorgersi della fregatura. O meglio non capirono bene cosa fosse successo e tanti di loro continuarono a vivere ringranziando il Signore per l'invezione della relatività e per la sua immensa bontà.


Alla prossima.

6 Comments:

  • Relatività.

    Bellezza.

    Bestie della nostra era. Bestie costruite da una società che ha perso ogni punto di riferimento e sempre più
    velocemente si avvicina all'abisso, alla caduta. A pensarci bene, sono passi di uno stesso cammino: la società dei valori, sconfitta, perde i suoi punti fermi e collassa, negli anni '20, nel "Relativismo", un modo diverso di intendere la vita, il mondo, l'universo, la storia, il tempo, e da lì il via alla riflessione sull'uomo, sul suo ruolo, l'esistenzialismo. Poi che succede a questa società ferita? Fissiamoci all'italia: nulla.

    Non succede più nulla.

    Il relativismo degenera in relativismo comportamentale, politico, e dopo cinquant'anni di governo democraticamente debilitativo il relativismo svanisce, svanisce nella bellezza.

    La bellezza è il male del nostro tempo. E' imposta al popolo dall'alto, violentemente, è un criterio di vita. E' un parametro fondamentale, un modello inequivocabile di perfezione terrena. Non esiste più distinzione fra belli dentro e fuori: il bello è bello, ed eccoci ricadere in un estetismo svuotato di ogni significato, ottuso.

    Riassumo un po' i concetti, già intrinsecamente prolissi: si è perso il senso di bello. S'è persa la sensibilità necessaria ad innamorarsi di un tramonto, d'uno sguardo; e la verità è che nessuno si ribella a questo. Ciò che riassumiamo nell'etichetta "bello dentro", cioè intelligenza, creatività, originalità, siamo disposti ad ammirarlo solo se ci vien detto "Costui è un artista" "costui è un genio". Abbiamo perso la capacità critica, e sapete perchè? Perchè non ce ne frega più un cazzo. Perchè siamo troppo presi dal nostro apparire per soffermarci sull'altrui essere.

    Dobbiamo ribellarci. Io vi propongo una via:

    "Fai in modo che la massima del tuo intelletto possa valere come principio per una legislazione universale", Immanuel Kant lo diceva 300 anni fa, prevedendo perfettamente il decadimento a cui sarebbe stata esposta una società immemore dei propri valori.

    Buon lavoro.

    By Anonymous Anonymous, at 12:01 PM  

  • L’ho letto e riletto questo tuo messaggio. Più volte, letto e di nuovo da capo. Fermandomi sui pensieri più contorti, poi fino alla fine. E riletto ancora, daccapo. Lo rileggevo perché c’era qualcosa che non mi suonava, che stonava. Adesso ho capito.

    Il tuo famoso amico che parlava della relatività del mondo, dalle distanze alle parentele, aveva (scherzosamente) messo in dubbio tutto, fino al mondo nel modo in cui lo interpretiamo. Ma dietro quelle parole c’era un’altra idea. Era il mettere in dubbio tutto per ripartire daccapo, dicasi con una parola molto romantica, speranza di cambiamento.

    Il tuo esser Gattopardo, nel “tutto deve cambiare affinché nulla cambi” mi sa invece di rassegnazione, abbandono. La relatività che tu sostieni esistere la neghi nella pratica affermando la sua inefficacia e sembra proprio questo, sembra passività. Non esser relativi, non pensare “relativamente” vuol dire abbandonarsi, vuol dire perdere la capacità di giudizio sulle cose, la soggettività con cui il nostro criveddo filtra il mondo.

    Rifugio delle debolezze, speranza degli infelici illusi, felice mondo di immaginare il mondo capovolto. Questa si chiama rassegnazione totale. E, detto da te, mi fa impressione.

    P.S. il senso del bello non l’abbiamo perso, abbiamo esaltato il bello “convenzionale” come modello assoluto per la società. Rendere relativo questo assoluto senso del bello, o perderlo del tutto, sarebbe forse la soluzione, non il problema.

    By Anonymous Anonymous, at 1:31 PM  

  • Ascoltate "Nightswimming" dei REM e capirete tutto...
    è una piccola canzone piena di saggezza...

    saluti a tutti

    By Anonymous Anonymous, at 7:19 AM  

  • La prima volta che sono caduta in crisi sulla relatività è stato quando mi sono accorta che ogni anno a Torino è stato diverso, assolutamente diverso dall'altro. Niente è stato uguale. Sono state diverse le persone che ho incontrato e anche quelle che mi sono state accanto durante tutto questo tempo torinese, le vedevo con occhi diversi da un anno all'altro. E non sapevo se era giusto, non sapevo se ero sbagliata io e il mio modo di vivere e di vedere le cose. Perchè ti senti comletamente persa all'inizio, quando tutto è in evoluzione. Ti sembra quasi di non avere punti di riferimento.
    Poi però ho capito che era bello così. Che non c'era niente di più entusiasmante di non sapere assolutamente niente di quello che ti sarebbe successo di lì a poco meno di un giorno. Niente è più bello quando ti alzi la mattina di sapere a che ora esci di casa ma di non sapere quando tornerai. L'unica "arma per difendersi" è essere se stessi, sorridere al vicino di treno e non aver mai paura di dare un po' di quello che sei agli altri. Non importa se non li rivedrai mai più, tanto nella maggior parte dei casi non sei tu che decidi.
    Forse è per questo che rimango sbalordita quando adesso mi chiedono: "Ma sei pazza?! Andare dall'altra parte del mondo per un anno da sola!". "Ma a me non sembra una cosa strana: ho un tetto dove dormire e un posto dove lavorare. quindi non ci sono problemi". E anche se non ce l'avessi ugualmente non ci sarebbero problemi. Mi rimarrebbe sempre il mio sorriso.

    By Anonymous Anonymous, at 1:02 PM  

  • Sti cazzi, che profondità!

    By Anonymous Anonymous, at 4:42 AM  

  • concordo con l'ultimo (da lione?)
    eppoi non c'ha raggione er papa quanno dice che c'e' er relativismo curturale che ce magna la capa

    By Anonymous Anonymous, at 4:27 AM  

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